Gran parte dei pazienti affetti da sindrome del colon irritabile (IBS) riporta un’associazione tra sviluppo della sintomatologia e assunzione di determinati alimenti. Alla luce di ciò, una specifica restrizione dietetica viene spesso utilizzata in questa popolazione per il controllo dei sintomi. Tale restrizione dietetica può però, a lungo andare, comportare una insufficiente assunzione di alcuni macro- e micro-nutrienti.
I cibi più comunemente implicati nell’insorgenza e perpetrazione dei sintomi nell’IBS includono prodotti caseari, prodotti a base di frumento, alimenti contenenti caffeina, cavolo, cipolla, piselli, fagioli, cibi grassi/speziati/affumicati (1, 2).
Diversi meccanismi possono potenzialmente spiegare l’impatto che alcuni cibi hanno sull’IBS. Tra questi meccanismi vi sono i seguenti:
– molecole osmoticamente attive e poco assorbite attraverso la mucosa intestinale, come ad esempio fruttosio, polioli, lattosio (in caso di deficit di lattasi), determinano richiamo di acqua nell’intestino tenue e vengono fermentati nel colon prossimale dalla flora batterica, con conseguenti distensione, gonfiore, flatulenza e alterazioni dell’alvo;
– alterazioni della motilità intestinale indotta da alcuni cibi (nel senso di una accelerazione o di un rallentamento);
– alcune molecole bioattive contenute negli alimenti o prodotti della loro digestione (come i peptidi) e del loro metabolismo (come gli acidi grassi a corta catena) possono attivare specifici recettori localizzati lungo il tratto gastrointestinale (GI);
– alcuni cibi possono alterare la funzione e la struttura del microbiota intestinale con conseguenti alterazioni sulla funzione del sistema nervoso enterico e dell’immunità mucosale;
– alcuni componenti chimici degli alimenti (come il salicilato) possono attivare le cellule mastocitarie coinvolte nelle reazioni infiammatorie.
Ciascuno dei macronutrienti (grassi, proteine e carboidrati) contenuti negli alimenti può determinare l’attivazione di uno o più dei suddetti meccanismi con conseguente sviluppo della sintomatologia.
Tra i macronutrienti che possono avere un ruolo nell’IBS, molta attenzione è stata concentrata sui carboidrati, specialmente quelli a corta catena. Tra essi rientrano i cosiddetti FODMAPs, acronimo che sta per Fermentable Oligo-, Di- Mono- saccharides And Polyols. In virtù delle loro piccole dimensioni, i FODMAPs vengono poco assorbiti o non vengono assorbiti affatto nell’intestino tenue, con la conseguenza che, tramite un meccanismo di osmosi, richiamano acqua nel lume intestinale (3,4). Inoltre, una volta giungi nell’intestino crasso, vengono rapidamente fermentati dalla flora batterica con conseguente produzione di gas, inclusi metano, idrogeno e anidride carbonica (5). L’incremento di liquidi e gas nel lume intestinale causa uno stiramento delle pareti, con conseguente attivazione delle terminazioni nervose del tratto GI. È proprio lo stiramento delle anse intestinali che innesca la sensazione di dolore, discomfort e gonfiore lamentata dai pazienti con IBS (6-8). La distensione intestinale può inoltre portare ad alterazioni della motilità con conseguenti modificazioni dell’alvo, incluse diarrea, stipsi o un’alternanza fra le due. I FODMAPs sono contenuti in svariati alimenti, da qui gli sforzi della ricerca si sono concentrati sull’investigare se una dieta a basso contenuto di FODMAPs (low FODMAPs diet) potesse migliorare il controllo dei sintomi nei pazienti affetti da IBS. (9-11). Numerosi studi hanno dimostrato che una dieta a basso contenuto di FODMAPs è in grado di migliorare i sintomi e la loro severità, nonché la qualità di vita dei pazienti con IBS, quando messa a confronto con una tipica dieta occidentale (6-10, 12-17). Una dieta a basso contenuto di FODMAPs non deve comunque essere troppo prolungata nel tempo. Piuttosto, la restrizione dovrebbe avere una durata tra le 2 e le 6 settimane e deve sempre essere gestita da un esperto nutrizionista, in grado di trovare il giusto equilibrio in ciascun paziente tra un’ adeguata gestione dei sintomi ed un appropriato introito nutrizionale.
Riferimenti
1) Ostgaard, H., et al., Diet and effects of diet management on quality of life and symptoms in patients with irritable bowel syndrome. Mol Med Rep, 2012. 5(6): p. 1382-90.
2) Bohn, L., et al., Self-reported food-related gastrointestinal symptoms in IBS are common and associated with more severe symptoms and reduced quality of life. Am J Gastroenterol, 2013. 108(5): p. 634-41.
3) Murray, K., et al., Differential effects of FODMAPs (fermentable oligo-, di-, mono-saccharides and polyols) on small and large intestinal contents in healthy subjects shown by MRI. Am J Gastroenterol, 2014. 109(1): p. 110-9.
4) Marciani, L., et al., Postprandial changes in small bowel water content in healthy subjects and patients with irritable bowel syndrome. Gastroenterology, 2010. 138(2): p. 469-77, 477 e1.
5) Ong, D.K., et al., Manipulation of dietary short chain carbohydrates alters the pattern of gas production and genesis of symptoms in irritable bowel syndrome. J Gastroenterol Hepatol, 2010. 25(8): p. 1366-73.
6) Tuck, C.J., et al., Fermentable oligosaccharides, disaccharides, monosaccharides and polyols: role in irritable bowel syndrome. Expert Rev Gastroenterol Hepatol, 2014. 8(7): p. 819-34.
7) Ong, D.K., et al., Manipulation of dietary short chain carbohydrates alters the pattern of gas production and genesis of symptoms in irritable bowel syndrome. J Gastroenterol Hepatol, 2010. 25(8): p. 1366-73.
8) Staudacher, H.M., et al., Comparison of symptom response following advice for a diet low in fermentable carbohydrates (FODMAPs) versus standard dietary advice in patients with irritable bowel syndrome. J Hum Nutr Diet, 2011. 24(5): p. 487-95.
9) Halmos, E.P., et al., A diet low in FODMAPs reduces symptoms of irritable bowel syndrome. Gastroenterology, 2014. 146(1): p. 67-75 e5
10) Barrett, J.S., et al., Dietary poorly absorbed, short-chain carbohydrates increase delivery of water and fermentable substrates to the proximal colon. Aliment Pharmacol Ther, 2010. 31(8): p. 874-82.
11) Gearry, R.B., et al., Reduction of dietary poorly absorbed short-chain carbohydrates (FODMAPs) improves abdominal symptoms in patients with inflammatory bowel disease-a pilot study. J Crohns Colitis, 2009. 3(1): p. 8-14.
12) Staudacher, H.M., et al., Fermentable carbohydrate restriction reduces luminal bifidobacteria and gastrointestinal symptoms in patients with irritable bowel syndrome. J Nutr, 2012. 142(8): p. 1510-8.
13) Chumpitazi, B.P., et al., Randomised clinical trial: gut microbiome biomarkers are associated with clinical response to a low FODMAP diet in children with the irritable bowel syndrome. Aliment Pharmacol Ther, 2015. 42(4): p. 418-27.
14) .Marsh A, Eslick EM, Eslick GD. Does a diet low in FODMAPs reduce symptoms associated with functional gastrointestinal disorders? A comprehensive systematic review and meta-analysis. Eur J Nutr. 2015.
15) Whigham, L., et al., Clinical effectiveness and economic costs of group versus one-to-one education for short-chain fermentable carbohydrate restriction (low FODMAP diet) in the management of irritable bowel syndrome. J Hum Nutr Diet, 2015.
16) de Roest, R.H., et al., The low FODMAP diet improves gastrointestinal symptoms in patients with irritable bowel syndrome: a prospective study. Int J Clin Pract, 2013. 67(9): p. 895-903.
17) Biesiekierski, J.R., et al., No effects of gluten in patients with self-reported non-celiac gluten sensitivity after dietary reduction of fermentable, poorly absorbed, short-chain carbohydrates. Gastroenterology, 2013. 145(2): p. 320-8 e1-3.